La tintura di tessuti a mano è molto antica e si trovano tecniche affini in tal senso a livello mondiale. Le cosidette “tecniche a riserva” sono universalmente note per il loro procedimento nel quale un tessuto viene manipolato con diversi metodi di legatura, cucitura, piegatura ed arricciamento tramite i quali il tessuto finale risulterà avere delle zone di differente gradazioni di tintura, sfumatura, disegno. Negli ultimi anni mi sono lanciata nella sperimentazione libera dei metodi di tintura, aggiungendo alcuni piccoli ma significativi cambiamenti nel procedimento di lavoro, al fine di ottenere risultati inaspettati e sorprendenti. Per i miei lavori uso in particolare le tecniche del Tye&Dye e quella giapponese dello shibori, tinture a riserva che offrono un’ampia gamma di procedimenti e di risultati. Le fibre con le quali lavoro più di frequente sono il cotone, la viscosa e la seta. La scelta delle fibre e del tipo di manipolazione tessile è conseguente all’obiettivo del prodotto finale, anche se solitamente prediligo usare le tecniche più libere. Libere non è sinonimo di noncuranza o imprecisione, ma piuttosto un’inclinazione personale a prediligere una certa imprevidibilità del risultato finale. Faccio uso dei metodi Shibori e Tye&Dye per realizzare tessili che vengano in seguito utilizzati per confezionare tessuti da arredamento, abbigliamento, pannelli decorativi o costumi scenografici ispirati a figure mitologiche o allegoriche.